Recensione | Loreta Minutilli, Le tessitrici, Effequ
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Recensione | Loreta Minutilli, Le tessitrici, Effequ

Effequ 2023, 280 pp, 18 euro

L’astrofisica e scrittrice, Loreta Minutilli, ha una manifesta predisposizione al racconto di finzione intinto di realtà. Lo si è notato nelle precedenti opere di fiction, Elena di Sparta (Baldini e Castoldi) e Quello che chiamiamo amore (La Nave di Teseo). L’andatura chirurgica del suo scrivere si condensa bene nella prima pubblicazione di non fiction, con cui la ricercatrice pugliese, oggi residente a Bologna, approda in libreria. Le tessitrici è un saggio dal taglio personale: un personal essay. Un testo in cui storie universali sono raccontate attraverso l’esperienza diretta di chi lavora con la materia narrata. Nel caso di Minutilli, come recita il sottotitolo, l’esperienza è la “Mitologia dell’informatica”. 

«La scrittrice Margo Glantz ha affermato che “se la storia la facessero le donne, la scoperta dell’ago e del filo segnerebbe l’inizio dell’Età moderna”. Nelle storie preferite della mia infanzia, l’inizio del mondo era sempre un mito, e il creatore era quasi sempre un dio con sembianze maschili.»

«Quando molti anni dopo ho cominciato a studiare Fisica all’università, mi ha stupito scoprire che la scienza non era tanto diversa dal mito, e che la sua forza più grande stava nella possibilità di essere costantemente ribaltata e messa in discussione. Ho deciso che raccontare questo rovesciamento era la cosa che mi importava più di tutte.»

Il punto di partenza dell’indagare di Loreta  le risonanze narrative tra alcune figure femminili epiche e donne che, pur andando contro la società, hanno dedicato la propria vita alla scienza informatica. Come un demiurgo innamorato che non perde lucidità, Minutilli ci conduce alla riscoperta del mito di Aracne, la ragazza vittima dell’invidia della dea Atena, confrontata con la mitica Ada Lovelace, figlia di Lord Byron ma più conosciuta come la prima programmatrice donna della storia, in eterno conflitto con le aspettative del bon ton vittoriano. 

Completano le coppie tra mito e scienza: la star di Hollywood Hedy Lamarr, che sperimentò in apparenza senza successo un rivoluzionario nuovo codice di comunicazione e la tessitrice Comasia, del mito ovidiano; Kay Mc Nulty, di origine irlandese che in America insieme ad altre colleghe fondò il progetto ENIAC e le Danaidi, le cinquanta figlie di Danao, alla cui esistenza è legata l’origine dei Greci; Penelope, la perfetta immagine della tessitrice e Grace Murray Hopper, pioniera americana della programmazione informatica dalla vita avventurosa; Pandora e Arianna Wright, fisica degli algoritmi.

La prospettiva “da tessitrice” mostra angolazioni storiche e antropologiche «in cui tutto si mischia e il reale e l’immaginato si confondono, ecco che il presente si carica di opportunità e le strade per capirlo e interpretarlo si moltiplicano.»  Con voce avvolgente e personale, l’autrice coniuga scienza e femminismo in un’abile tessitura di aneddoti, ricerche scientifiche e visioni dell’immaginario. 

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