Recensione | Vincenzo Corraro, Il tempo nascosto tra le viole, Besa Muci
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Recensione | Vincenzo Corraro, Il tempo nascosto tra le viole, Besa Muci

Besa Muci, 2022, 192 pag,16 euro

“Il tempo nascosto tra le viole” è un romanzo poetico, dal piglio novecentesco che svela lo sguardo delicato e chiaroscurale del lucano Vincenzo Corraro. Il titolo cita un verso del conterraneo Rocco Scotellaro di cui la prosa riprende, con umiltà, l’afflato materico dei luoghi associato a un sud sospeso in un tempo che scorre dilatandosi più che accorciandosi. “E il paese si vedeva minuzioso, con le sue screpolature, le grotte dei monaci, il campanile, le vie che rincorrevano il fiume e tagliavano i lecceti”. Cosimo, un pianista, lavora per l’azienda agricola di famiglia, in un paese di campagna senza personalità. Vive con la madre, con cui ha un rapporto carsico come un fiume che accerchia la terra pur lasciandola dura e secca. Hanno le stesse abitudini, ma non sono in simbiosi. Pur isolandosi da tutto, Cosimo alleva l’ambizione di evadere dall’anonimato, dimostrando che lo spaesamento quotidiano è più di circostanza che reale. Quando incontra Duilio, cinico affarista invischiato con la mafia dei pascoli, unico tratto di attualità nella storia, desidera dare una svolta alla sua vita; complice l’affacciarsi di Livia che gli farà capire quanto l’inquietudine, come l’amore, sia la forma in divenire per riprendersi la vita davanti a sé.

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