Recensione | Shakar Zeshan, Oslo Blocco Boyz, Stilo Editrice
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Recensione | Shakar Zeshan, Oslo Blocco Boyz, Stilo Editrice

trad. Margherita Podestà Heir, Stilo Editrice, 440 pp, 18 eu

Con il suo esordio, Shakar Zeshan, norvegese di origine pakistana, ha venduto più di 150.000 copie e ottenuto prestigiosi premi in patria. Tutto ciò non desta alcuna meraviglia, “Oslo blocco boyz” è una boccata d’aria nuova. Onore all’intuizione di Stilo che l’ha tradotto in italiano. Colpiscono due aspetti del romanzo, la struttura e la coralità delle voci e degli sguardi. Si tratta, a tutti gli effetti, di un romanzo epistolare, con una tessitura di trame e personaggi underground, a cominciare dall’ambientazione in un quartiere dormitorio di Oslo. È qui che si alternano le vicende di un gruppo di ragazzi che raccontano le loro giornate, scrivendo mail come una mappa dei giorni, rappabile e poetica. Il racconto di una società dal futuro molto incerto attraversa le loro vite, con la naturalezza tipica delle scritture visionarie. “A volte avrei voluto tanto essere come loro. Oppure essere un duro. Non lo so. Io ho la tendenza a sfaldarmi.” Leggendolo si cambia pelle, come avviene ai suoi protagonisti.

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