Recensione | Sacro Niente, Giovanni Bitetto, Voland 2023
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Recensione | Sacro Niente, Giovanni Bitetto, Voland 2023

Voland 2023, pag. 256, 18 eu

Giovanni Bitetto ritorna in libreria con un romanzo vertiginoso, pubblicato da Voland che conferma di saper scegliere narratori italiani con una voce audace. Come era successo per il fortunato esordio (Scavare, Italo Svevo, 2019) anche in Sacro Niente l’autore terlizzese si aggancia alla tradizione autoriale più spericolata, quella del romanzo introspettivo con diramazioni grottesche. E come per l’esordio, anche questa volta il risultato è un’ipnotica operetta morale contemporanea. Si ride amaro, si piange dolce. In un meridione dell’anima, senza nome ma evidentemente conforme alla Puglia, una statua di Padre di Pio ascolta le confessioni dei fedeli che si affollano in cerca di conforto al suo cospetto. Nessuno ha vergogna dei propri limiti, nessuno nasconde i suoi sentimenti feroci davanti a un blocco di marmo. Non è Padre Pio ma la sua statua che racconta le loro storie, scoprendo che la sua esistenza appartiene a tutti tranne che a sé. L’effige sacra e pop passa in rassegna le passioni umane senza filtri. «Un santo non esiste nel privato, è un fatto sociale, un artificio, come è artificiosa la sua forma, scolpita, comprata, imballata, trasportata, eretta in una villa a simbolo dell’estremo viaggio.» Davanti alla statua, un ventaglio di debolezze umane si dà il turno su un altare che ha perso il suo potere più grande: la devozione disinteressata. Immaginando un canone a cui ricondurlo, il romanzo potrebbe appartenere a una sorta di grottesco leopardiano, molto vicino al cinema di Ciprì e Maresco dei bei tempi. La storia procede alternando come un coro antico le voci più assurde dei devoti. Cos’è vero e cosa no di fronte alla scelta tra la vita e la morte? Come si scavalcano i limiti del buon gusto per gli interessi personali? Lo scacco matto arriva quando un dodicenne, figlio dell’agenzia di pompe funebri nel cui giardino “vive” la statua, riceve da questa le risposte che non si aspetta. Non ci sono giudizi ma solo dati di fatto di fronte al Sacro Niente della vita. E in questa autenticità risplende lo sguardo di Bitetto che ci dice che tra mitomania e disperazione non c’è molta differenza.

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