Recensione | Pasqua Sannelli, La figlia dell’acqua, Progedit
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Recensione | Pasqua Sannelli, La figlia dell’acqua, Progedit

Progedit 2022, 248 pp 16 euro

Il valore letterario di Pasqua Sannelli è riconosciuto da tempo. Lo racconta, con generosa ragionevolezza, il poeta Daniele Giancane nella prefazione a La figlia dell’acqua, ultima fatica della scrittrice laertina. L’impronta autoriale dello sguardo si avverte già nel prologo. In una Taranto in cui una “luce ferrigna” benedice “le case azzurre dei pescatori, sorprese nell’ultimo rivolo di sonno” viene rinvenuto il cadavere di un uomo. Il tempo del racconto si sposta poi sulla vicenda principale: quella di Giulia e le sue sorelle, riunite intorno al capezzale della madre, una donna che non ha mai fatto sconti a nessuno e che da un giorno all’altro regredisce in sé stessa, afflitta dalla perdita del marito. Giulia racconta, in prima persona, la relazione con la madre che di tradizionale ha ben poco. Ferita eppure grata per essere cresciuta senza false illusioni, i ricordi e le speranze di Giulia si conformano al dolce abbandono di Taranto, al lirismo del mare che si fa sangue del suo stesso sangue.

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