Recensione | Michel Simonet, Lo spazzino e la rosa, AnimaMundi Edizioni
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Recensione | Michel Simonet, Lo spazzino e la rosa, AnimaMundi Edizioni

AnimaMundi Edizioni, 2023, 15 eu, 168 pag

«È un lavoro ingrato, ma non privo di grazia». Chi parla è il narratore, il protagonista e l’autore di un insolito romanzo autobiografico, Lo spazzino e la rosa. Divenuto un fortunato caso editoriale d’Oltralpe, la storia incrocia il tono confessionale con uno sguardo surreale sulla vita quotidiana. Un libro che rientra nel percorso di ricerca che AnimaMundi edizioni rivolge alle visioni infra-ordinarie del contemporaneo. L’effetto è un ritratto acquerellato del pathos che tutti i giorni si posa – invisibile – sui marciapiedi, ai margini dei portoni, davanti alle insegne dismesse di vecchie botteghe fallite. Michel Simonet, spazzino di mezza età, padre di sette figli, è un antropologo naturale. Saggio ma senza la noia della dottrina, l’autore racconta uno spaccato di vita che pone al centro il lavoro, coniugando una riflessione, spesso umoristica, di etica e di estetica. «Un mestiere indubbiamente sporco, ma non uno sporco mestiere, che privilegia l’interiorità». Gli spunti rendono facile l’accesso a una meditazione spirituale che indaga il senso dell’infinito nel quotidiano; erbacce e carte sporche, minzioni canine e scritte sui muri sono dettagli più luminosi delle consuete stelle del firmamento che stanno a guardare.

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