Recensione | Licia Giaquinto, Cuori di nebbia, Terrarossa Edizioni
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Recensione | Licia Giaquinto, Cuori di nebbia, Terrarossa Edizioni

Terrarossa Edizioni, 2022, 15 euro, 208 pp

L’ultimo nato tra i Fondanti, lo spazio editoriale in cui la barese Terrarossa riscopre titoli di autori e autrici fuori edizione ma decisamente pregni di vivacità letteraria, è “Cuori di nebbia”. Uscito nel 2007 per Flaccovio, l’ha scritto Licia Giaquinto, scrittrice irpina e bolognese d’adozione. Già autrice di culto, qualche anno fa, per via di quell’esempio di spessore e atmosfera che è La Ianara, Giaquinto si conferma un’autrice con il potere della rabdomante. Raccoglie tracce di vita con l’istinto dello sguardo di esperta narratrice e le dona ai personaggi come fossero mantelli d’oro, preziosi ma carichi di responsabilità. “Cuori di nebbia” è un romanzo denso e piacevole, non contiene la pesantezza né del tempo né del genere a cui fa riferimento, il noir raffinato di provincia. Le voci di dentro, raccolte come in una seduta spiritica dall’autrice, si trasformano nei sussurri e nelle grida comuni a conoscenti, amici, parenti, fantasmi e individui silenziosi che di fronte a quella che ritengono, davvero, l’ultima occasione rompono il silenzio, ed esplodono. Sono questi gli slanci su cui i sette personaggi del romanzo si muovono in una narrazione polifonica, carica di ritmo e di sviluppi intrecciati che reggono fino al finale. Il tono intimo da confessionale non giudica mai vittime e carnefici. Sono tutti outsider, come quando si guida nella nebbia, non sanno a cosa vanno incontro, eppure accelerano. La nebbia è quella della Bassa, la via Emilia, presa di mira in una notte in cui i destini di prostitute e clienti, mogli afflitte e amanti insaziabili, tossici e guardoni attraversano gli inferi, ognuno con la sua voce. Si scopre così che ogni cuore contiene una nebbia propria che nessuno riesce a comprendere fino in fondo, nemmeno dopo un lungo matrimonio e nemmeno se si è ricevuta la stessa ferita. Giaquinto penetra nei bassifondi del cuore umano prendendolo per mano e mostrandolo con la grazia della letteratura nella sua quotidiana, necessaria, follia. 

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