Recensione | Franco Santucci, Bestiario del sogno, Wojtek edizioni
16528
post-template-default,single,single-post,postid-16528,single-format-standard,bridge-core-2.4.7,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-title-hidden,qode-theme-ver-23.5,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-6.5.0,vc_responsive

Recensione | Franco Santucci, Bestiario del sogno, Wojtek edizioni

Wojtek edizioni,130 pagine, €16

Inventare bestie impossibili, taumaturgiche e maledette, è una suggestione che scombina e ricompone la realtà, rendendola spregiudicata e ibrida. Una carrellata di animali fantastici hanno ispirato perfino Proust. Mentre il bestiario letterario più citato è di Cortázar. È il richiamo di chi con la letteratura non scende a patti ma gioca al rilancio. Ciò che fa Franco Santucci nelle sedici storie brevi di Bestiario del sogno. L’autore mescola rapsodie oniriche a desideri e incubi quotidiani. Serpenti, capretti, falchi sono tra le trasfigurazioni che animano l’incoscio dei personaggi, tutti in apparenza slegati ma tematicamente in simbiosi. Li unisce la paura, l’ignoto, l’attrazione del sotterraneo. «Non è feroce, ma mi trafigge con lo sguardo.» Come in Dreamaker dove un io plurale e fraterno si muove smarrito tra felini e serpi; in Animali da primavera la verità sull’amore è affidata a una cornacchia che va e viene sul balcone di casa di una coppia che forse si ama oppure non è mai esistita.

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.