Recensione | Federica Introna, Resistenti al buio, Eretica Edizioni
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Recensione | Federica Introna, Resistenti al buio, Eretica Edizioni

Eretica Edizioni 2023, 92 pag, 15 euro

Ispirata a una geografia ancestrale e intima, “Resistenti al buio” è l’ultima fatica di Federica Introna, poetessa e scrittrice barese. La silloge riunisce versi composti dal 2015 al 2023, un ampio spazio di tempo in cui si sperimenta la fragilità e il pericolo come una chiamata alla resistenza. L’opera indaga l’estemporanea performance della vita quotidiana con garbo e composta partecipazione. «Dalla fibra che non si vede/ scendono a noi/ l’attenzione/ la cura e l’amore. Come alcune piante da appartamento, i suoi versi  corteggiano la memoria di chi riesce a sopravvivere al buio.»

La struttura presenta una conformazione frastagliata, somiglia all’orografia delle Murge che pure sono vive dentro alcune liriche. Introna accoglie temi e sguardi, spesso distanti, che incrociano sussulti privati con escursioni non convenzionali nei luoghi pugliesi. Il titolo è invece ispirato a un verso dei I fiori di portulaca, piccole corolle con la caratteristica di aprirsi solo alla luce del sole: «Resistenti al buio,/ la notte cupa non vìola/ mai i loro boccioli.»  Presente anche un’ode dedicata a Bari, una passeggiata tra cielo e terra in cui la voce poetica si sofferma sulle presenze vecchie e nuove del centro storico, racchiudendo ogni breve scena dentro un universo spartano per l’anima e caotico per il corpo. «La terra a coprire le spalle,/il mare aperto dinanzi:/tutti da qui hanno voluto guardare a Est./E vogliono ancora.» Nella maggior parte delle liriche si rileva un’attenzione costante alle tematiche ambientali, cardine della raccolta. La voce di Introna ha un’apertura verso il classicismo: Virgilio, Orazio e i lirici greci costituiscono da tempo l’alfabeto della sua ispirazione. C’è pure ampio respiro  per un’ostinata difesa della speranza, della giustizia e delle radici in un mondo che lascia sgomenti per la spietatezza e la perdita di memoria. Tra poesia civile, miti classici e introspezione, un viaggio nell’anima più vera del Sud. Semplici ma non povere di immagini, le pagine trasformano il battito di un verso in discorso. Una concisione che non si può non apprezzare nel rumore costante della vita. «La luce ci leghi,/siamo lembi di un’antica terra/ e mai finita/.»

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