13 Mag Recensione | Domenico Ippolito, Un giorno tutto questo finirà, Exorma
Exorma 2023, pag 200, 17 eu
C’è una giovane narrativa pugliese fuori dai margini. Sconfina con criterio negli approdi perturbanti di una scrittura fondata sull’antitesi, intesa come opposizione alla regolarità di una tesi. Sono scritture che approdano al romanzo ridefinendo le radici del sud in contrapposizione al folclore retorico. Luci e ombre attraversano le trame come emblemi dell’assenza di redenzione, dai luoghi e da sé. Si avvicina a tale sguardo problematico ma non contorto la nuova opera letteraria di Domenico Ippolito, originario di Gioia del Colle e residente in Germania. Tommi e Dario, i protagonisti di Un giorno tutto questo finirà, hanno diciannove anni e vivono in un’immaginaria provincia, dove nemmeno la noia li raggiunge: «A Marano ci avrebbero preso comunque per due disperati, e in fin dei conti il senso pratico dei nostri concittadini non si sbagliava, era proprio quello che eravamo.» Tommi ha perso il padre, Dario vive una relazione irrisolta. Combattono il nichilismo, ripetendosi che tanto un giorno tutto questo finirà. Convivono con un senso di colpa ancestrale del quale non sono responsabili. L’opera è un romanzo di formazione che ci rivolge, nel suo svolgersi, una domanda. La stessa che Tommi fa a Dario: «E se il cerchio per una volta non si fosse chiuso, che avresti fatto?» Ed è così che tra la provincia italiana e quella mitteleuropea ci passa meno di quanto storia e geografia impongano. I due provano a scappare ad Amsterdam. Ci riesce soltanto Dario. Tommi rimane a Roma, pacchiana e caotica: «È imbarazzante starmene seduto a fare finta di divertirmi mentre Giovanni e la combriccola di matricole succhiano dalle cannucce i loro cocktail annacquati, gridandosi addosso i pettegolezzi dell’università. Chiudo gli occhi per un lungo minuto e nessuno se ne accorge, evviva.» Roma è l’approdo noioso che Tommi non s’aspetta, ed è qui che ricomincia a fare i conti con l’amico, con la giovinezza che sfuma nel vuoto cosmico e con un amore che assomiglia a una caccia al tesoro, senza premio in palio.
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