Recensione | Cristò, L’estate in cui sparirono i cani, Giunti Editore
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Recensione | Cristò, L’estate in cui sparirono i cani, Giunti Editore

Giunti Editore 2023, pag 144, 12 eu

Ne La meravigliosa lampada di Paolo Lunare (Terrarossa Edizioni, 2019) Cristò aveva svelato il surrealismo poetico che ammanta il gesto del suo scrivere, lasciando al lettore il dono di svelare la magia anche nell’esistenza più comune. Nella sua nuova fatica, lo scrittore barese alza la posta, facendo vibrare di magia una storia per bambini che non esclude lettori più grandi. Pubblicato da Giunti, L’estate in cui sparirono i cani è una fiaba dolce e grintosa, illustrata con grazia da Susy Zannella. L’autore ritorna su temi a lui cari, la volontà di superare i propri limiti per scoprire a quale inattesa fortuna la vita ci ha destinato. Per farlo sfodera subito, senza nasconderla, la sua commossa affiliazione all’immaginario multiforme di un autore amato, Dino Buzzati. L’omaggio al narratore fantastico è in prima linea, esplicitato sin dalle prime pagine e coinvolge l’opera che lo consacrò nel 1940, Il deserto dei tartari. La vicenda si svolge nell’immaginario Martondo, un piccolo borgo che prende il nome da un laghetto ai piedi di una strada che porta al Bosco Vecchio e alla maestosa Fortezza Bastiani che “presidiava una enorme pianura di terra bianca che tutti chiamavano Il deserto dei Tartari.” Il bosco è il luogo in cui folletti e animali dotati di parola affollano la fantasia degli abitanti e dei villeggianti della zona. Tra questi c’è Tonia Crucchi, la figlia di nove anni dei proprietari della villa signorile che sovrasta il borgo. Come ogni anno tutta la famiglia trascorre a Martondo le vacanze e come ogni estate le maestranze attendono l’arrivo della bambina, che osservano crescere e diventare sempre più curiosa, insofferente ai limiti con cui gli adulti guardano all’infanzia. Tonia non è la classica figlia di papà che si accontenta di ciò che le passa “il convento”. Tonia ama storie, divora libri di avventura come caramelle e, soprattutto, sogna di scavalcare i confini confortevoli della sua villa per arrivare al Bosco Vecchio a controllare di persona che i militari, i Tartari, non stiano ancora tutti lì a combattere. Per Tonia la guerra non è finita, come non lo è mai stato per un’altra ragazzina letteraria: “Scout” Finch, la piccola indimenticabile ribelle de Il buio oltre la siepe. A lei l’autrice, Harper Lee, affida le redini dell’incomunicabilità tra adulti e ragazzini, lasciandola libera di svelare il burrone che c’è tra menzogna e verità. Lo stesso destino spetta a Tonia, e al suo amico Dino. Insieme scopriranno dove è finito l’adorato Napoleone e tutti i cani di Martondo e come mai si sono allontanati dagli esseri umani. La vivacità della scrittura e della trama consolidano un’esperienza divertente e immersiva. Merito anche del tratto realistico e sognante delle illustrazioni che accompagnano il libro. Zannella sceglie la monocromia del verde e alterna disegni a campo lungo a dettagli più stretti, citati nel racconto, consentendo l’intreccio tematico tra parole e immagini. Verde è la paura, verdi sono i sogni e verde è il bosco, visione onirica di un’infanzia ribelle. Cristò inventa un mondo narrativo credibile, in cui due ragazzini, molto diversi tra loro, si prendono il carico di un’avventura che condensa sottotraccia il nobile mantra buzzatiano secondo cui: «Le storie che si scriveranno, i quadri che dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze e incomprensibili cose che tu dici, saranno pur sempre la punta massima dell’uomo, la sua autentica bandiera.»

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