Alessandra Minervini e il suo Melting plot: parole, immagini e suoni
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Alessandra Minervini e il suo Melting plot: parole, immagini e suoni

Ecco arrivare, di Pinktalent vestita, Alessandra Minervini. Scrittrice, sceneggiatrice, autrice radiofonica, giornalista, critica cinematografica ma soprattutto mente, mano e “mestolo” del progetto “Melting Plot”.

Alessandra Minervini ha ventinove anni, è di Bari ma ha studiato a Siena, dove si è laureata in Scienze della comunicazione ed ha vissuto tra Londra, Pechino, Roma e Torino, dove vive attualmente. Scrivere per lei è un bisogno primario, vitale, tanto che “[…]quando la tendinite mi sovrasta il polso, smetto di scrivere. E mi accorgo che per scrivere, vivo.”

Melting Plot è una rassegna di reading multimediali. Il nome esprime l’idea del progetto: raccontare storie (plot) in un calderone (melting pot) dove bollono insieme parole, immagini e suoni. Ecco che teatro e narrazione accompagnano, e si fanno accompagnare, da pitture e videoproiezioni, che sottendono esecuzioni live di musicisti. Incuriosita da questa contaminazione artistica sono andata a vedere cosa bolle in pentola. Pardòn, pentolone.

Come e quando nasce l’idea di mettere su “Melting plot”?

L’idea nasce sul terrazzo della casa in cui ero in affitto a Roma nel 2005. Il responsabile dello spazio off del teatro Eliseo di Roma, mi aveva chiesto di pensare a un tipo di spettacolo da proporre la domenica pomeriggio nel foyer dell’Eliseo. Lo spettacolo doveva essere breve, non convenzionale, fatto di contaminazioni artistiche e soprattutto doveva essere una buona vetrina per i giovani artisti coinvolti.

Ho provato a pensare a quello che avrei voluto vedere io e la prima cosa che ho pensato è stata quella di creare dei reading “seriali” che avessero cioè in comune un tema, che per me è molto importante (l’emmigrazione nel doppio senso di storie di migranti stranieri e di emigrati italiani) e che creassero attraverso la scrittura e la musica dei mini spettacoli teatrali…

Poi ho pensato: ma perché non far vedere la storia raccontata al pubblico? Abbiamo coinvolto così anche gli artisti. Il nome invece mi è venuto guardando Distretto di Polizia: la fiction non è altro che un calderone di storie una nell’altra, un plot nel plot nel plot….giocando con questi termini è nato poi: Melting plot!

Una delle collaborazioni portanti è quella con la scuola Holden…

Ho proposto alla Scuola Holden di Torino (che ho frequentato e con cui collaboro) di fare da ente promotore e organizzatore dell’evento con lo scopo di coinvolgere scrittori esordienti, diplomati anche loro alla Holden. Volevo, e voglio, che Melting Plot sia una sorta di trampolino di lancio(come si diceva una volta) di scrittori esordienti e/o migranti che non hanno la possibilità o la fortuna di ricevere le attenzioni della stampa e dei lettori, pur essendo validissimi autori.

Lo stesso discorso vale per i musicisti e gli artisti che sono iscritti o si sono diplomati nelle migliori scuole di musica e accademie di belle arti. Sono bravissimi, ma spesso non riescono a dimostrarlo per mancanza di eventi in alcuni casi oppure perché di eventi ce ne sono ma sono gestiti sempre e solo dalle stesse persone.

Un’altra collaborazione del progetto è con il “Concorso letterario nazionale lingua madre”, diretto alle donne straniere residenti in Italia, con una sezione dedicata alle donne italiane che vogliano “raccontare” di donne straniere. Secondo te le donne raccontano in modo diverso rispetto ad una narrazione di tipo “maschile”?

Non credo che ci siano differenze tra scrittori e scrittrici quando si tratta di autori bravi. I miei scrittori preferiti sono tutti uomini, eppure quando li leggo sento che loro hanno toccato alcune vene scoperte che appartengono a me e a molte donne. Credo piuttosto che ci sia una differenza (di prospettiva, di stile, di sensibilità) tra scrittori italiani e scrittori migranti che vivono in Italia.

Per l’edizione 2007-2008 di Melting Plot abbiamo coinvolto tre scrittrici finaliste del Concorso Letterario Lingua Madre, che vuole essere un’opportunità per dar voce alle donne straniere. L’attenzione che da quest’anno riserviamo alla letteratura migrante è il riflesso dell’evoluzione che la letteratura contemporanea sta vivendo: mentre in Francia e in Gran Bretagna la letteratura migrante (i cosiddetti migrant writers) coincide ormai con la letteratura nazionale, in Italia il fenomeno è più recente.

La decisione di molti scrittori migranti di scrivere i loro romanzi in italiano, è sia una responsabilità che una possibilità che questi scrittori hanno verso la letteratura. E’ una responsabilità perché non è facile raccontare le proprie storie in una lingua che non coincide con le proprie radici, è come incartare la propria storia dentro un involucro che non la protegge abbastanza. Ma è anche una meravigliosa possibilità che la letteratura migrante offre a chi legge perché impreziosisce la nostra lingua, le regala nuovi termini meticci e nuovi modi di connessione culturale e di creazioni di linguaggi condivisi. E’ importante far conoscere queste voci che non possono, non devono, più considerarsi straniere.

Come riesci a mettere insieme, nel calderone, parole, musica ed arte che siano in sintonia l’una con l’altra? L’idea e l’ispirazione per un reading parte da un linguaggio (musica, testo, arte…) più facilmente che da un altro?

Non esiste un linguaggio più importante di un altro per raccontare le nostre storie. Questo perché Melting plot vuole essere un mezzo di narrazione contemporanea e condivisa, una narrazione ibrida, una narrazione tridimensionale. Tecnicamente certo ci sono delle priorità.

Gli autori scrivono un testo originale per Melting plot. Dopodiché insieme ai musicisti stabiliamo pause e suggestioni musicali a seconda delle corde dei musicisti. Ogni Melting Plot infatti è uno e trino…Lo spettacolo di Torino non è mai uguale a quello di Roma che è ancora diverso da quello di Bari.

La musica non è solo un accompagnamento fine a se stesso, ma è proprio la colonna sonora del testo, fa parte della narrazione. Così come fa parte della narrazione l’aspetto che riguarda le installazioni artistiche. Ogni racconto viene interpretato sulle tele e sui video degli artisti coinvolti che la raccontano con la loro arte.

Come ti piacerebbe che diventasse melting plot, se vedi un obiettivo da raggiungere.

Mi piacerebbe che diventasse un piccolo punto di riferimento per autori, musicisti e artisti che hanno voglia di mettere in gioco le loro abilità, che hanno voglia di mettere al servizio di un tema così pregante la loro arte. Una sorta di cantastorie multimediale e migrante, come suggerisce il format del progetto. Mi piacerebbe inoltre che diventasse davvero un grande palcoscenico in cui scoprire non solo nuove storie ma anche e soprattutto nuovi talenti.

Progetti per il futuro?

Spero di portare Melting Plot a spasso per l‘Italia dove il fenomeno della migrazione è più diffuso. Nel breve periodo invece sarà realizzato un libro in cui pubblicheremo tutte le storie che sono state raccontate in giro per l’Italia negli ultimi due anni.

C’è qualcosa di cui non si è parlato di cui vorresti parlarci?

Ogni volta che introduco uno dei nostri spettacoli, non mi vergogno a citare chi ha creduto in questo progetto e cioè la Scuola Holden di Torino e i nostri sponsor: Divella Spa e Master srl. Voglio anche simbolicamente citare tutti gli autori, i musicisti e gli artisti che fanno parte del progetto. Sono loro il cuore pulsante di Melting Plot. Per chi volesse più informazioni sulle nostre date: scuolaholden. it emyspace.com/meltingplot

articolo tratto da Pinkblog.it | 22 febbraio 2008

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