La vita inedita di una scrittrice #6
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La vita inedita di una scrittrice #6

Dieci giorni fa ero a Stoccolma che vagavo mentre la pioggia si alternava alle vampate di caldo secco.

Ho visto una cosa bella. Una prosa. Si chiama Le sorelle Macaluso.

Sono andata in biglietteria, quella del Festival dedicato a Ingmar Bergman . Ho chiesto se c’era qualche play in inglese o se c’era solo roba in svedese. La ragazza mi ha detto, con il volto piegato dal dispiacere, che no, in inglese non c’era niente quella sera. Play solo in italiano.

In italiano.  Quelle cose che mi capitano mai. Allora ho preso il biglietto e alle 19 ero a teatro.

Prima ho preso una birra. Solo che ho dovuto lasciarla che il bar non accettava la carta MAESTRO. Allora poi una signora ha pagato la birra, che era stata già versata, l’ho bevuta e ho detto grazie alla signora, con una vergogna ridicola.

Il teatro era strapieno. Vedere tradotto “NUN ME NE FUTTE ‘NA MINCHIA”  in inglese, sui sopratitoli, con “I do not care a shit”  è valso tutto lo spettacolo per me. Che comunque mi è piaciuto molto, anche per essere stata in mezzo a più di trecento svedesi che ridevano a crepapelle. E non quando c’erano le battute. Ma quando gli attori erano muti, fissavano qualcosa, gesticolavano.

Allora ho pensato che la cosa bellissima di saper scrivere è saper quando non scrivere.

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