La vita inedita di una scrittrice #38
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La vita inedita di una scrittrice #38

Scrivere una lunga azione senza punti e senza infatti ed evitando per questo

immaginare la costruzione di frasi come elastici: caricano energia e poi la scaricano,

la frase era talmente bella che il punto dopo non va bene

la frase carica energia e tu prendi energia dalla frase, la frase scarica energia e tu ricarichi energia, è una danza, chi scrive e chi legge balla insieme.

Una ginnastica della mente rispetto al tempo fatta con eleganza mostruosa che piace molto ai lettori di Marquez, come ad esempio quelle frasi: “fu in quell’istante che mi ricordai che mio padre mi disse etcetc”!

Il romanzo era un videogame e mi fa viaggiare nel tempo in una riga e anche nello spazio.

(Ma lui non mi rispose), e allora non ci interessa.

Scrivere significa saper pronunciare nomi in sequenze il cui risultato è il nome di qualcosa che ignori,

con la scrittura esibita con capacità tecnica mostruosa stringiamo il cuore del mondo ovvero la verità di quello che ci accade, non c’è idea senza sfoggio di tecnica.

Nel tagliare le frasi le cose si disfano, la realtà smotta e qui sta la tecnica scrivere significa tenere insieme il mondo dopo averlo fatto a pezzi.

Apriamo la vita e in quello che accade tutto diventa un nome tenuto insieme da una frase,

una frase restituisce il mondo aperto ma intatto

le falsità pronunciate con eleganza che siamo disposti ad adottare come verità.

Amicizia, gli esseri che ne hanno la possibilità hanno anche il dovere di vivere per sé. L’amicizia è una dispensa, perfino la conversazione è una divagazione superficiale che non ci fa acquistare nulla.

La letteratura si fonda su inezie, di fronte al fatto evidente che meglio di un Proust o chi per lui non si puo scrivere e saperlo non cambia niente,

in fondo è un mestiere di libertà

non è il salto con l’asta.

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