“La prima volta” di Ruth Miriam Carmeli #dopolavoroletterario n. 64
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“La prima volta” di Ruth Miriam Carmeli #dopolavoroletterario n. 64

Poesia del quotidiano, dice bene il nome del blog di  di Ruth; la sua è una scrittura ispirata dalle cose piccole, soffiate come brevi colpi di vento che sanno spostare lo sguardo di chi legge. La conosco da poco, anche se abbiamo condiviso già tre laboratori, e ho notato, con il passare del tempo e dell’allenamento, che Ruth ha uno sguardo che sa appoggiarsi sopra ogni ispirazione, come se avesse gli occhi dietro le spalle. Quello che state per leggere è la cosa migliore che ha scritto in quest’anno, chissà se siete d’accordo.

La prima volta

di Ruth Miriam Carmeli

 

Vivere in una casa cortile aveva con sé diversi vantaggi, il più importante era la naturale condivisione di meraviglie, ma questo riguardava la parte più povera della corte, quella più ricca amava evidenziare il suo status mettendosi in gabbia, a causa di timori che alle altre famiglie erano sconosciuti. I bambini potevano scorrazzare ovunque, ma non nella parte finale del ballatoio, dove viveva Ines, la bambina ricca messa in trappola dai suoi genitori, dietro a un cancello inopportuno. Ines non era interessante, non quanto la scatola che il pittore lasciava davanti alla sua casa laboratorio a pochi metri dalla gabbia.

L’uomo viveva da solo, era più giovane dei loro genitori ma più grande dei fratelli e delle sorelle. Non lo si vedeva quasi mai, anzi a pensarci bene se i bambini mettevano insieme tutte le loro informazioni non riuscivano a farsene un’idea completa di quello strano individuo, ma lo adoravano. Gli scarti dei suoi lavori, frammenti di cornici riccamente decorate, erano pura meraviglia, quei legni rossi, gialli, verdi con dettagli dorati o argentati diventavano uno splendido esercito nelle mani di quelle creaturine pronte ad affrontare incredibili battaglie con quei guerrieri di sole e luna.

L’estate si appoggiò pigramente sul cortile, arrivò un telegramma, era per il pittore, doveva trasferirsi per qualche mese a Lima. Tra i bambini si scatenò il panico. Qualche mese era un’altra informazione non utile, volevano sapere quanto di preciso. Il manipolo di creaturine decise di andare a chiedere alla nonna, ma la riposta arrivò appena girarono la testa verso il salone da pranzo. Sopra il frigorifero era comparso un oggetto bianco, sapevano che era del pittore, perché avevano visto la scatola che lo conteneva l’ultima volta che erano andati a prendere rinforzi per le loro battaglie. Se aveva lasciato quell’oggetto così speciale alla nonna, doveva stare lontano da loro non per qualche mese, ma per tanti mesi.

La nonna li guardò per un istante poi toccò in un punto sensibile di quell’oggetto e fu magia. Tutte le creaturine si trovarono davanti a qualcosa che era oltre la loro immaginazione. Nella piccola meraviglia comparve una donna sorridente, poco vestita, con dei seni enormi che entrava e usciva da una grande vasca da bagno. Era qualcosa di splendido. Aveva intorno anche dei grandi palloni che non affondavano nell’acqua. Erano così rapiti che la nonna si stranì. Qualcosa non andava bene in quell’aggeggio.

La sera stessa, gli anziani del cortile, iniziarono a comportarsi in modo stranamente gentile, ogni bambino veniva invitato in casa dei gemelli, la prima porta a sinistra. Nella stanzona erano allineate cinque sedie davanti alla piccola meraviglia del pittore.

I bambini si guardavano spalancando gli occhi e le bocche in grandi e silenziosi sorrisi. Stavano veramente per poter passare del tempo, con quell’oggetto tutto per loro? Incredibile.

La nonna disse di far silenzio e di guardare con attenzione, se ne andò chiudendosi il portone alle spalle, sorridente.

N.O.S.F.E.R.A.T.U.

A pochi minuti dalla proiezione privata un urlo collettivo si levò dalla prima porta a sinistra del cortile, grazie alla luce della luna si potevano individuare cinque nanerottoli correre piangenti verso le braccia dei propri cari, chiedendo di spegnere quel coso orribile.

La nonna li chiamò dal salone da pranzo, entrarono titubanti, la vecchia poteva avere qualche altro strano dono per loro, ma si illuminarono subito. Al centro della tavola c’era una meravigliosa gelatina di fragola, poteva essere avvelenata, fecero spallucce, morire mangiando gelatina faceva parte di una delle loro idee di morte perfetta. Quindi si avvicinarono aspettando di essere invitati a sedersi.

Non c’erano cinque ciotole, solo cinque cucchiaini.

Non capivano. Si guardavano. Non capivano.

Nel cortile per la prima volta era arrivata la televisione, gli anziani educarono subito i più piccoli a non affezionarsi a quell’oggetto, ma più di ogni altra cosa, per la prima volta i cinque poterono mangiare insieme, veramente insieme senza freni, della fantastica gelatina, mentre la nonna raccontava loro delle storie dei loro antenati.

Per la prima volta una delle cinque creature aveva visto ciò che avrebbe segnato per sempre la sua vita: tette grandi, fotografie in movimento, la meraviglia del bianco e nero.

 

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