“La congiura” di Federica Introna – #dopolavoroletterario n. 12
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“La congiura” di Federica Introna – #dopolavoroletterario n. 12

Federica Introna ha frequentato uno dei miei laboratori, diversi anni fa. Dal primo momento, Federica è stata per me Epicari: il nome che, durante le ore del corso, le scivolava tra le labbra due parole no e una sì. Il nome della protagonista del romanzo di cui aveva scritto la prima bozza e che , all’epoca, si chiamava “La congiurata”. Come lei stessa dice: “Il laboratorio cominciò giustamente dall’incipit: dopo la prima lezione capii che io ed Epicari, la protagonista dell’opera, ci saremmo frequentate ancora per molto tempo.” Da allora, scrivendo e riscrivendo, Epicari è diventata “La congiura” e Federica, dopo aver vinto l’ultima edizione del concorso Ilmioesordio, ha pubblicato con NewtonCompton che ringrazio per l’estratto tratto dal libro.

Marte lo attendeva lì. Il dio che aveva voluto i Romani a capo del mondo giaceva nel fango, imbrattato e impotente. Qualcuno aveva rovesciato il simulacro del nume, ma chi? E perché? Il cavaliere non ebbe il tempo di interrogarsi che dalla sterpaglia ai suoi fianchi due centurioni lo sorpresero brandendo le spade. «Sei finito!», lo minacciò quello che avanzava da destra. Anneo Mela schivò il colpo dell’avversario e travolse l’altro spronando il cavallo verso la macchia circostante. L’animale, benché sfiancato, gli obbedì e saltò il corso d’acqua che costeggiava il sentiero, addentrandosi nel querceto. Con grande fatica si spinse avanti per altre otto miglia finché, ormai esausto, si fermò dinanzi all’ingresso della villa di suo fratello. Era sul punto di chiamare i portieri per farsi aprire, quando alzò lo sguardo al cielo: nuvole leggere si muovevano all’orizzonte disegnando forme morbide e tonde come i petali delle rose e l’aria cominciava a riscaldarsi. Decise allora di aspettare. Scese da cavallo e lo legò a un albero; poi si tolse il mantello, lo stese a terra e ci si buttò sopra: avrebbe atteso lì che il sole sorgesse. La tensione e la sofferenza che lo perseguitavano da giorni si sciolsero in lacrime, le prime della sua vita, o almeno le prime di cui si ricordasse, e nel contatto con la terra umida il suo corpo trovò finalmente un po’ di riposo, mentre una calma inattesa si diffondeva in lui. Aveva con sé la lettera, la trasse fuori dalla sporta che aveva a tracolla con l’intenzione di rileggerla, ma i suoi occhi si chiusero, e subito la rivide. Gli voltava le spalle e incedeva fiera verso qualcosa che lui non poteva scorgere, poi si girava e gli sorrideva: nel suo sguardo d’ossidiana s’accendeva ancora un lampo. “La mia dea è ancora in piedi”, disse fra sé.

(DOPOLAVOROLETTERARIO È LA RUBRICA RISERVATA A CHI HA SEGUITO UN PERCORSO DI SCRITTURA OPPURE UNO DEI MIEI CORSI. PER PARTECIPARE BASTA INVIARMI UN TESTO, MAGARI FRUTTO DEL LAVORO SVOLTO INSIEME.PER CONOSCERE APPUNTAMENTI, CORSI, PRESENTAZIONI, LIBRI, STORIE E QUELLO CHE SOFFIA NEL VENTO ISCRIVETEVI ALLA MIA NEWSLETTER).

 

 

 

 

 

 

 

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