02 Feb “Ovunque sulla terra gli uomini” di Marco Marrucci
Se un racconto mi spaventa, mi piace. La sensazione di spaventare, dunque esitare e dubitare, è una calamita narrativa. Cosa mi spaventa? Non lo so, finché non leggo. In qualche modo, un racconto per colpirmi deve fare un po’ schifo o, se preferite, deve disturbarmi. I racconti di Marco Marrucci mi hanno disturbato non poco. Ovunque sulla terra gli uomini è l’esordio dello scrittore toscano che, come si legge nel retro copertina, ha mandato il manoscritto a Racconti Edizioni e la casa editrice li ha pubblicati. Questa forse è la prima cosa che disturba (nel bene): esistono ancora autori innocenti, capaci di scrivere e dunque meritevoli di pubblicare. Per cui: vietato mollare. La tenacia premia più del talento, in una storia. Il fatto che si tratti di racconti poi è il secondo effetto disturbante. Se c’è ancora, tra gli aspiranti esordienti, qualcuno che li ritiene di serie B faccia un passo indietro. Poche settimane fa ho visto circolare un elenco delle riviste letterarie italiane che pubblicano e sostengono i racconti degli esordienti. Si è finalmente sedimentata una tendenza letteraria che, a dirla tutta, era percepibile dieci/quindici anni fa. I racconti spaccano, sono concreti, sono brevi. Nei racconti opera la narrativa.
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