Di cosa scriviamo quando scriviamo di “amore e guerra” – Nuovo laboratorio di scrittura
2925
post-template-default,single,single-post,postid-2925,single-format-standard,bridge-core-2.4.7,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-title-hidden,qode-theme-ver-23.5,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-6.5.0,vc_responsive

Di cosa scriviamo quando scriviamo di “amore e guerra” – Nuovo laboratorio di scrittura

“Le tue parole mi si addicono”.  J D. Salinger 

“Tutte le storie sono storie d’amore”, recita la prima frase come una spudorata dichiarazione di Eureka Street: tumultuoso romanzo in cui il protagonista viene mollato dalla sua fidanzata. Mettere in scena subito la fine di una storia è uno dei movimenti narrativi che più mi eccita. Un attraente segno di inciviltà.

Qualche tempo fa mi hanno chiesto una riflessione in merito alla scrittura e all’amore ovvero: come si può scrivere d’amore senza essere banali. Alcuni spunti sono diventati un articolo su “Il libraio”. Altri si sono fatti pneumatici dentro la testa. In particolare una parola e questa parola è inciviltà. Se esiste una regola per scrivere, in generale, d’amore in particolare, questa è l’inciviltà. Inciviltà nella punteggiatura, per esempio. Usare un punto o una virgola, in una storia sentimentale, è una dichiarazione d’amore. Sporca le parole per trasformarle in sentimento amoroso.  Lo fa J.D.Salinger nelle lettere indirizzate a Joyce Maynard, la sua amata studentessa di trenta e passa anni più piccola di lui. (Da cui è tratta la citazione iniziale). Oppure, la corrispondenza amorosa tra Pavese e Bianca Garufi? Io le trovo straordinarie lezioni di inciviltà e letteratura.
Avevo già scritto, tempo fa, di come la scrittura di qualcosa poi diventi la padrona di chi l’ha scritta. Nel mio caso l’amore e il suo tormento sono diventati la materia prima, una delle, di conversazione quando parlo di scrittura e non solo. Forse volevo che succedesse da una vita, forse non lo sopporto ma accolgo questo destino. Del resto, i romanzi che hanno spostato qualcosa dentro di me, come persona e come autrice, sono sostanzialmente storie d’amore. A cominciare da Lolita. Un amore che è una derivazione dell’inciviltà. Quanto più un personaggio è incivile tanto più la storia d’amore sarà appassionata. Potrei creare una mappa dell’inciviltà letteraria. E dentro ci metterei mezza storia della letteratura ma anche tanti romanzi recenti italiani che raccontano, in buona sostanza, la mancanza d’amore, la fine di una storia o la separazione, e lo fanno molto bene. Con un profondo senso di inciviltà.  Riflettendo su amore, inciviltà e scrittura mi è venuto in mente che un’altra caratteristica della letteratura sentimentale è la guerra. L’altra faccia dell’amore o forse l’unica, quella più autentica. Da qui, o forse da sempre, è nata in me l’idea di farne un laboratorio. Si chiamerà “Amore e guerra” e girerà per l’Italia insieme a me. Nelle prime versioni del laboratorio ci sarà anche un modulo curato da Giorgio Vasta che si intitola “Avere una storia”.
Anche “Amore e guerra” rientra nel programma e nell’idea di Una storia tutta per sé: il dato biografico e la propria vita, per chi desidera scrivere, rappresentano un giacimento prezioso. Da cui attingere, succhiare e reinventare.
Il prossimo laboratorio di scrittura, visione e percezione autobiografica ricomincia a Bari. A partire da marzo, ospite dell’associazione OMA. Ecco i dettagli.
Mentre per sapere quando #amoreeguerra arriva a Bari, scrivetemi o aspettate ancora qualche giorno.  Intanto questo è il programma generale.
Sono invece già disponibili i posti per partecipare ad #amoreeguerra a Campobasso. Ecco qui tutte le informazioni.

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.