Cicchetti n. 5: William Somerset Maugham, “La luna e sei soldi”
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Cicchetti n. 5: William Somerset Maugham, “La luna e sei soldi”

Non rammento chi raccomandava agli uomini, per il bene dell’anima, di fare ogni giorno due cose a loro sgradite: costui era un saggio, ed è questo un precetto che io ho sempre seguito scrupolosamente; infatti, ogni giorno mi sono alzato e sono andato a letto.

C’è però nella mia natura una vena di ascetismo, e ogni settimana ho sottoposto la carne a una mortificazione più dura: leggere il supplemento letterario del “Times”. Considerare il vasto numero di libri che si scrivono, le belle speranze degli autori nel vederli pubblicati, e il destino che li attende, è una disciplina salutare. Quali probabilità ha un qualsiasi libro di farsi strada in quella moltitudine? E i libri di successo non sono che il successo di una stagione. Sa il Cielo le fatiche, le amare esperienze, i patemi d’animo sofferti dall’autore per dare a fortuiti lettori qualche ora di svago o di ricreazione dalla noia di un viaggio.  E a giudicare dalle recensioni, molti di questi libri sono scritti bene, con finezza, composti con gran dispendio di intelligenza; ad alcuni sono state dedicate addirittura le cure trepidanti di una vita.

La morale che ne traggo è che lo scrittore deve cercare ricompensa nel piacere del suo lavoro e nel sollievo dal fardello dei suoi pensieri; e indifferente a quant’altro, non tenere in alcun conto lode o biasimo, successo o fallimento.

William Somerset Maugham in “La luna e sei soldi”

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